Rodi Garganico

Assai remote le origini di questa città che viene identificata da alcuni con la colonia cretese "Irium", da altri con la "Uria" ubicata da Plinio nel "Portus Garnae". Le prime notizie storiche certe che la riguardano risalgono, comunque, al 485 d.C. circa, quando, nel corso della guerra di Teodorico contro Odoacre, venne distrutta dai Goti. Ricostruita nel 550 fu teatro di importanti avvenimenti storici: nel 1240, venticinque galee veneziane la assalirono e saccheggiarono per punire la sua fedeltà a Federico II e dodici anni dopo, in seguito alla morte dell'imperatore vi sbarcò Corrado IV, proveniente dalla Germania, alla riconquista del Regno. Sul finire del XIII secolo, invece, Celestino V salpò da Rodi per trovare rifugio in Dalmazia, ma una violenta burrasca gli impedì di sfuggire dalle mani del governatore di Vieste, inviato sulle sue tracce da Bonifacio VIII. Nel 1461, durante la guerra angioino-aragonese, all'interno delle sue mura stabili il proprio quartier generale Ferdinando d'Aragona impegnato a riconquistare il Gargano che parteggiava per la Casa d'Angiò. Successivamente nel Castello dimorarono le illustri famiglie dei Carafa, Caracciolo, Spinelli, Brancia e Sanfelice, cui venne conferito il titolo di duchi di Rodi. Dopo la caduta di Napoleone, la città ospitò l'esule Gioacchino Murat che trovò rifugio in una villetta ancora oggi denominata la Torretta del Re. Tra i suoi monumenti pregevoli sono: il Santuario romanico dedicato alla Madonna della Libera, nel quale si venera un artistico quadro ligneo, d'origine bizantina, della Vergine; la Chiesa di San Pietro; i ruderi dell'antico porto e del Castello; il campanile di San Nicola di Mira. Tra Rodi e San Menaio, immersa in una meravigliosa conca verde di pineti ed aranceti, il paesaggio costiero garganico è un succedersi ininterrotto di "angoli" incantevoli che non mancano di suscitare sorprese e stupore: pini contorti ed abbarbicati alla nuda roccia lasciano il posto, talvolta, al bagliore lontano del mare profondo sotto uno strapiombo lucido di aghi di pino, talaltra, alla invitante visione di una leggiadra spiaggetta dorata di sabbia. Talvolta, la magia del paesaggio naturale viene quasi interrotta dai segni lasciati in passato dall'uomo, divenuti ormai componenti essenziali del panorama: la torre superba di "Monte Pucci", antico bastione eretto quando questi luoghi erano la meta preferita delle incursioni barbariche; o, alla sua destra, molto più in basso, quasi sulle onde, un intreccio di travi e reti su uno sperone di roccia. È il Trabucco antichissimo ordigno di pesca che la tradizione fa risalire ai tempi dei fenici.

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